Molto liberamente da… Thomas Bewick
L’abbecedario è stato un famoso luogo comune superato oramai dal video computer che allena i bimbi sin da piccoli ad immagini più complesse. A come asino, B come bisonte, C come colomba e via di seguito sino a zanzara. La zanzara si è fermata al liceo Parini, in quanto agli asini, o ciuchi, di quelli con le orecchie lunghe e pelose se ne vedono pochini in città. Forse solo nei vecchi abbecedari dove troviamo inoltre E come elefante, O come orso, P come pappagallo, R come rinoceronte, S come scimmia. Poi, con pertinenza diversa, scriveremo C come Courier, E come Elite, O come OCR, P come PICA, R come Round, S come Square, annunciando qualcosa di diverso. La nascita di un carattere, un modus delineandi nuovo per una convenzione alfabetica consueta. L’abbecedario è fatto di ricordi, della memoria di certi libri scolastici scovati in soffitta, lasciamo che sia pretesto illustrativo per avviare altri, passo passo, verso una evoluzione inevitabile. Non tutti ammettono con orgoglio che non si usano più le scartine come spessore.
(testo originale apparso in Serigrafia n.62* – giugno 85)