Storia del carattere
Da Gutenberg a Bodoni il passo non è breve, molto più lungo di quello che separa il torchio dalla composizione foloelettrica. Perché tanti designers si sono curvati sui fogli e sui punzoni arricchendo la nostra storia con la cultura del segno. E qui sarebbe doverosa un’altra promessa, con serie di serigrafie dedicate a questo straordinario periodo di lettere e di ineccepibile eleganza formale. Poi forse un’altra serie per illustrare il secolo scorso la nascita di certi tipi ai quali tutti siamo assuefatti, sino al nuovo punto fermo chiamato Bauhaus. Comunque al Bauhaus ed alla Neue Tipographie abbiamo già dedicato tutto l’anno precedente con voluto accento polemico.
Non è poi, inoltre, che l’accento polemico sia assente dagli esempi di quest‘anno dove i genitori dei nostri caratteri, grotteschi, lapidari, manuali, gotici e Romani moderni si sono visti ironicamente usati secondo il nostro modo di comporre, senza dubbio più libero e creativo ma, spesso, ripetitivo nel proprio sperimentalismo che ha creato nuove accademie funzionali.
(testo originale apparso in Serigrafia n.25** – ottobre 89)