Serigrafia 26

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Storia del carattere
Così abbiamo immaginato cosa sarebbe accaduto se l’uso del colore avesse potuto prevalere, come lecito divertimento, sulla propria pertinenza. Perché il colore sa essere accento ma anche commento. Abbiamo anche ipotizzato che i maestri di ieri potessero provare il sottile piacere di scrivere in verticale, di compattare le lettere, di usare le diagonali, di comporre a bandiera, di evidenziare certi suoni, di scoprire nuovi codici più ermetici per conferire alla macchina l’intelligenza della decodificazione. Abbiamo condito il tutto con un poco di sale e un poco di pepe. Trovati qua e là in certe mode di oggi per il gusto, si direbbe iconoclasta, di sovrapporre i sapori della grande cucina. Per non fare dell’Accademia abbiamo giocato all’impressionismo. Come dice un cantautore «ma qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure».
(testo originale apparso in Serigrafia n.26** – dicembre 89)
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