L’attività di Enrico Ciuti non si concreta in una sola forma espressiva. Nella società di oggi ha assunto importanza fondamentale una nuova personalità di artista, di cui Ciuti è tra i più tipici esempi: si serve di mezzi tecnici nuovi per ottenere nuove espressioni. Alla bellezza, all’ordine più rigoroso, alla intensità emotiva suggerita dal colore, dal movimento degli spazi, dal ritmo, dalla purezza della linea, unisce l’esigenza funzionale.
Ciuti s’impone per l’originalità della sua architettura pubblicitaria, per le singolari soluzioni grafiche e quelle più varie di arte applicata. E’ chiaro che nel servirsi di questi nuovi mezzi egli riesca a risolvere e superare le premesse di una complessa cultura artistica: che vanno dal neoplasticismo alla indiretta lezione della Scuola Bauhaus ed anche ai Fauves e all’astrattismo più emotivo. Ma proprio in lui le premesse sono più lontane e risalgono agli esempi di misura bodoniana e alle ricerche rinascimentali, quando l’artista aderiva alla società e sentiva profondamente il problema tecnico oltre che espressivo. In Ciuti però, col rigore di strutture, è sempre la più estrosa soluzione: la sua attività potrebbe anzi essere definita come estroso rigore, che non gli fa mai dimenticare la dimensione umana; rivela non solo pura intelligenza, ma l’emozione: la sorpresa, ciò che sta dietro alla parete. Egli parte dunque da premesse morali: la struttura non è un gioco, risponde veramente all’uomo, alle sue esigenze, ma non è mai tanto rigida perché sa che la base su cui poggia è in fondo irrazionale. Da qui il valore decorativo, estroso, incantato dell’attività artistica di Ciuti: sempre sorretto dal mestiere più accorto e libero.
Guido Ballo
(testo originale apparso in Serigrafia n.16 – giugno 59)