Giancarlo Iliprandi

Giancarlo Iliprandi è nato a Milano nel 1925. A vent’anni interruppe gli studi universitari, nella facoltà di medicina e chirurgia, per iscriversi all’Accademia di Brera, dove rimase per otto anni, frequentando i corsi di pittura e scenografia. Terminata l’Accademia ha voluto ampliare verso la grafica, il proprio interesse artistico, venendo subito a trovarsi a contatto con le esperienza e le persone più avanzate in questo campo. Iniziava così l’attività professionale di graphic designer dopo l’incontro con Bruno Munari nel 1950, collaborando agli allestimenti di Achille Castiglioni e Pier Giacomo Castiglioni, con Max Huber. Lo scorso anno «Rassegna grafica» gli dedicava una breve monografia riassuntiva e così quest’anno la rivista «Gebrauchsgrafìck». Nel ’58 ad un allestimento realizzato secondo suo progetto, in una sala del padiglione Montecatini alla Fiera di Milano, veniva conferito un premio della Federazione Italiana Pubblicità. Recentemente ha presentato alla televisione una serie di propri lavori di pittura, illustrazione e grafica applicata, nel corso del ciclo di trasmissioni dedicate ad otto artisti grafici del Giugno-Radio TV.
(testo originale apparso in Serigrafia n.17 – agosto 59)

Terza numerazione
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La lapidaria quadrata o capitate, così come la attuaria, richiedeva un certo supporto ed un mezzo tracciante adeguato. La scrittura manuale prende esempio da questi modelli, partendo dalla capitale quadrata per arrivare alla capitale rustica ed alla unciale.
Terza numerazione
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Non staremo a raccontare cosa accadde a Magonza attorno al 1450 oppure nel 1464 a Subiaco, nel 1465 a Roma, nel 66 a Cracovia, nel 69 a Milano. Ai primi del Cinquecento assistiamo ad una nuova divisione proprio nel campo della stampa a caratteri mobili.
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Da Gutenberg a Bodoni il passo non è breve, molto più lungo di quello che separa il torchio dalla composizione foloelettrica. Perché tanti designers si sono curvati sui fogli e sui punzoni arricchendo la nostra storia con la cultura del segno.
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Così abbiamo immaginato cosa sarebbe accaduto se l’uso del colore avesse potuto prevalere, come lecito divertimento, sulla propria pertinenza. Perché il colore sa essere accento ma anche commento.
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Mentre scriviamo queste note, nel mese di gennaio, siamo entrati negli anni ‘90, una decade importante che ci condurrà per mano sino alla fine di questo secolo. Pare l’occasione propizia per parlare di un’altra epoca, fondamenta1e per la nostra civiltà.
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Nicolas Jenson, quello della nostra prima Serigrafia, tipografo-editore nonché incisore di caratteri, nato a Sommevoire nel 1420 morto a Venezia nel 1480, è il più vecchio del gruppo.
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Antonio Blado è un tipografo originario di Cremona, anzi del cremonese, vissuto a Roma, 1490-1567. A Roma gestisce una tipografia in Campo de’ Fiori. Acquista i punzoni di un carattere che dicono disegnato da Ludovico Arrighi.
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Claude Garamond, o Garamont, nasce, opera e muore a Parigi, 1499-1561. Nel 1540 perfeziona il romano tondo disegnato a Venezia da Jenson, progetta quindi quella serie di Romani Antichi, dal corpo sei al corpo 36, che ancora oggi porta il suo nome
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Gli Estienne sono una famiglia di tipografi francesi. Il capostipite, Henri, rinuncia at titolo nobiliare per dedicarsi all’arte della stampa. I tempi erano duri, in Francia, per un titolato che volesse lavorare.
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Eccoci arrivati al termine degli esempi, pochi purtroppo, che abbiamo dedicato al primo secolo della stampa, esempi riguardanti unicamente i cosiddetti caratteri Romani Antichi.