… dall’Alpi alle Piramidi…
Non esistono confini tra codice di catalogazione della informazione, codice di trasmissione, codice di ricezione, decodificazione della informazione.
La comunicazione si avvale di certi canali a due vie che, peraltro, non si estendono in senso unicamente diretto, o lineare, comunque unidirezionale.
Gli schemi cui possiamo fare riferimento hanno parentela sia con la geometria piana che con quella bidimensionale però oramai la rappresentazione tridimensionale pare essere acquisita dai più.
Procediamo quindi su una faccia di un solido geometrico derivante dalla esperienza tipografica, o meglio da una delle conseguenti esperienze, condizionata dall’uso di lettere ritagliate da blocchi di legno con il metodo xilografico. Lettere usate per la realizzazione di manifesti e locandine, successivamente entrate nell’uso tipografico comune. Proviamo ad ipotizzare un metodo di stampa meno costoso, disponibile a tutti, sostitutivo della tipografia, comunque destinato per ragioni di solidità strutturale ad usare un certo tipo di carattere. Chiamiamolo, con un termine oggi in uso, «stampante a impatto» ed immaginiamo sia il sogno di ogni ufficio.
Avremo ideato la macchina per scrivere, naturalmente con l’ausilio del Signor Remington, un intraprendente ingegnere americano nato a Lictfield N. Y. nel 1816 morto a New York nel 1889, cui dobbiamo pure la progettazione e la fabbricazione dell’omonimo fucile a retrocarica.
La macchina per, o da scrivere usa tuttora caratteri derivanti dagli Egizi. E non c’è nulla da contrapporre, questa è la tipologia-ufficio per la IBM, per la Olivetti, per la Honeywell. (Però Mr Remington non fu né il primo, né l’unico. La macchina per scrivere esisteva già da più di un secolo, in Inghilterra prima ed in Francia poi. A Phil si attribuisce la versione meccanica attuale).
Così come i battiti del mazzuolo sullo scalpello avevano definito i tratti del lapidario, e di seguito i segni della penna, i tratti del bulino, infine tutto quanto già sappiamo, avevano segnato epoche, cosi l’ignoto inventore della grazia quadra ha determinato l’era della macchina da scrivere e dei suoi inconfondibili segni cui ancor oggi facciamo riferimento. Anche se, stranamente, il ticchettio delle prime scriventi si mescola nella mente di Phil Remington con botti più pericolosi.
(testo originale apparso in Serigrafia n.42** – agosto 92)