Neotipografia/postipografia
Vediamo le ragioni di attualità.
I giovani grafici hanno scoperto la loro America compiendo un viaggio a ritroso. Dalla California al cuore della vecchia Europa.
Così è tutto un rifiorire di suggestioni di sapore Bauhausiano. Un tuffo, che non sappiamo quanto sincero e dovuto, nelle acque di un Gange che si definì Neue Tipographie e che restò nuova per tutto il tempo necessario a rompere gli schemi del piombo bene allineato sul compositoio. Il periodo d’oro fu quello intercorso tra le due grandi guerre mondiali e non fu un momento sereno. Poiché nei medesimi anni l’Europa ebbe a soffrire altri insulti più gravi.
Però, proprio forse a causa di mancate libertà politiche, la tipografia andò cercandosene una propria, personale. Quando oggi riguardiamo i segni, il modo di disporre le lettere, i colori, la dinamica complessiva, restiamo attratti dal senso ermetico di una libertà creativa. È questo il motivo che ci spinge all’imitazione?
(testo originale apparso in Serigrafia n.16** – aprile 88)