Storia del carattere
La lapidaria quadrata o capitate, così come la attuaria, richiedeva un certo supporto ed un mezzo tracciante adeguato.
La scrittura manuale prende esempio da questi modelli, partendo dalla capitale quadrata per arrivare alla capitale rustica ed alla unciale sino ad inventarsi, con aggiunte ed esclusioni di segni, un minuscolo, un corsivo maiuscolo, un corsivo minuscolo. Non staremo qui ad enunciare tutti i passaggi e le fusioni di stili e culture, però alcuni vanno almeno citati.
La scrittura longobarda e la longobardo-beneventina, l’epistolare pontificia, quelle di Visigoti e Merovingi, la grafia ufficiale Franca e Carlingia e la scrittura cosiddetta anglosassone. Arriviamo così agli unciali tondi, ai pregotici sino al gotico. Termine che nulla ha a che fare con lo stile architettonico e comunque attribuito in epoca posteriore. Vale anche ricordare che il gotico venne rapidamente trasformato nella scrittura umanistica italiana, in un segno chiaro e fluido certamente più adatto al nostro temperamento.
(testo originale apparso in Serigrafia n.23** – giugno 89)