L’immagine più convenzionale della serigrafia, il concetto che si fa generalmente di essa è di una tecnica che consente di stampare sulle più svariate materie e sulle forme più impensate, dove invece gli altri sistemi di stampa tradizionali: roto, offset, tipo, non riuscirebbero.
Per me invece, come per tanti altri spero, la serigrafia è prima di tutto un sistema di stampa le cui possibilità artistiche sono ancora in gran parte da scoprire e da individuare.
Pur non ignorando che in Svizzera, da tempo, certi manifesti di tiratura limitata, per renderli più preziosi, vengono stampati in serigrafia, ritengo di essere stato il primo che nel nostro assolato Paese ha disegnato cartelloni per stampa serigrafica totalmente fluorescenti, per grandi tirature e grandi formati.
Però ben altre risorse e novità può offrire la stampa serigrafica. Per questa rivista avevo studiato un’altra copertina, che conteneva appunto qualche piccola novità dal punto di vista serigrafico, ma non sono riuscito a portarla a termine; mi riprometto di farlo quanto prima proprio per questa rivista.
Dovremmo studiare più in profondità la serigrafia e partire dalle risorse stesse della serigrafia per inventare i nostri soggetti, dobbiamo far diventare linguaggio i limiti stessi di questo sistema di stampa.
Cercherò di chiarire meglio il mio concetto con un esempio: se ad un architetto si dà il compito di progettare una casa con soli mattoni egli troverà la soluzione decorativa nell’ambito dei soli mattoni ed il risultato può essere stilisticamente superiore ad un progetto realizzato con sovrabbondanza di tipi di materiale.
Penso che il fascino di molti film di Charlot sia dovuto proprio al fatto che, oltre ad escludere il sonoro perché non ancora inventato, non si avvalessero dei virtuosismi ottici delle macchine da presa attuali, né delle imponenti possibilità di illuminazione della moderna cinematografia.
Il discorso può prolungarsi all’infinito. Il sacrificio di non poter contare sul retino finissimo e sul libero modellato chiaroscurale, può portare ad opere di purissimo stile, senz’altro preferibili ad opere in cui si è profuso un generico uso di mezzi tecnici.
La serigrafia impone un rigore di ricerca compositiva e formale per cui il pittore non ha scampi. Il soggetto riuscito è solamente quello che si adatta su misura per la serigrafia e che non sarebbe traducibile altrettanto bene con altri mezzi di stampa.
Armando Testa
(testo originale apparso in Serigrafia n.29 – ottobre 62)