Serigrafia 35

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Autore:

G.B. Bodoni
Ma chi fu prima l’uovo e chi fu la gallina? Chi segnò per primo sulla carta quei segni inconfondibili? Fu il nostro Bodoni oppure fu il loro Didot?
Non staremo certo a raffrontare date oppure a citare testi a sostegno.
Per noi furono e sono grandi entrambi. Però se del nostro si parla ancora tanto, dei suoi risultati, del manuale Tipografico, curato dalla vedova nella seconda e definitiva edizione trent’anni dopo nel 1818, una certa ragione deve pur esserci.
E poi questi Didot erano in troppi. Prima François, poi François Ambroise, infine Firmin 1764-1836 ultimo imprimeur du Roi. Quelli per cui Stanley Morison ha scritto che svilupparono talmente la produzione dell’editoria regale sino a non farla ritornare più negli schemi di Manuzio e Garamond. E sin qui nessun dubbio che i romani moderni siano differenti dai romani antichi e questi dalle scritture onciali e quelli dal lapidario.
Giovambattista Bodoni nasce a Saluzzo, Piemonte, nel 1740. Figlio d’arte, come si usa dire. Si perfeziona a Roma, si afferma a Parma dove muore nel 1813. Se le date non sono una opinione, quando nasce Firmin Didot Bodoni vanta già una precisa esperienza tipografica.
Il suo primo trattato sui Fregi e Maiuscole è datato 1771, una cifra molto decorativa. Del resto il Didot stesso riconosce la supremazia del Bodoni nell’eleganza formale del carattere non disgiunta dai criteri di funzionalità e leggibilità, mentre nello stesso tempo altri autori come Giovanni Lussu, gli attribuiscono il dono della non trasparenza, quasi si frappongano tra il testo e lo spettatore con uno spettacolo grandioso ed insieme delicato.
(testo originale apparso in Serigrafia n.35** – giugno 91)
Serigrafia-35ns-iliprandi-1991-font-bodoni