Serigrafia 37

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G.B. Bodoni
Ma chi sarà mai questo Bodoni, per i più, se non un importante disegnatore di caratteri anzi di un solo carattere, appunto il Bodoni.
Un progettista che, come Baskerville e Didot, ha segnato l’avvento del frontespizio puramente tipografico? Ma cosa sarà mai questo frontespizio? Un continuatore dello schema tracciato da Aldo Manuzio il cui principale merito, citando S.H. Steinberg, sarebbe quello di non avere aggiunto innovazioni sensazionali rifinendo i caratteri esistenti con moltissimi ritocchi di dettaglio? Ma chi era mai questo Aldo Manuzio?
E questa sua massima da noi mal tradotta «Voglio solo la magnificenza, non lavoro per la volgarità» vi sembra democratica in un periodo nel quale i più lavorano per la michetta e, qualche privilegiato, per un cadreghino?
Forse fecero bene quei moderni Asterix ed Obelix a saccheggiare la tipografia diretta da Alessandro Paolino, che conteneva allora i tipi per la composizione e stampa in 44 lingue «Pour enrichir la France». In quella tipografia della Congregazione di Propaganda Fide Bodoni aveva compiuto il suo apprendistato. Nel nome della libertà, eguaglianza, fraternità i punzoni, le matrici, i caratteri sono ora a Parigi. Forse persino a disposizione dei giovani appassionati di CAD e CAM.
E così via di seguito imputando al nostro Giovan Battista una immensa popolarità in vita ed un relativo oblio in cui egli sarebbe caduto da morto (Cfr. S.H. Steinberg) mentre chi arriccia il naso, il giovin signore, trova ancora immensa la sua invadenza da morto. Chissà cosa fu da vivo.
Da vivo supponiamo che il Bodoni fosse, alla corte di Parma, una specie di Mozart. Molto meno idiota di come vorrebbero farci credere in Amadeus Amadeus. Senza palle di cioccolata, Mozartkugeln, per i turisti di Salisburgo. Anzi. Comunque stimato per la sua professionalità. Poiché è indubbio che Bodoni sia stato un professionista.
(testo originale apparso in Serigrafia n.37** – ottobre 91)
Serigrafia-37ns-iliprandi-1991-font-bodoni