Cerchiamo di abbreviare le premesse. L’uomo l’unico animale scrivente, questo quanto si va affermando da tempo con appropriate argomentazioni, ma sicuramente sapeva esprimersi e comunicare con i propri simili anche prima di dotarsi di un linguaggio segnico simile a quello che definiamo scrittura. È molto romantico immaginare l’uomo delle caverne, intento a tracciare il profilo del bufalo sulla parete del riparo, come un grande artista analfabeta. Un pregrafico capace di illuminare con i suoi simboli la notte dei paleosuoli. Lento a far di conto, dapprima sulle dita della mano, poi utilizzando segni mnemonici, come il linguaggio dei nodi o delle tacche sui tronchi o di certe collezioni numeriche. Un individuo dalla fronte bassa, tutto genio e sregolatezza. Ma il fatto che non ci sia pervenuto alcunché di scritto, scritto come noi con il nostro metro di misura giudichiamo sia un prodotto di scrittura, basta per affermare che a Neanderthal non sapevano scrivere? Naturalmente la discussione aperta e si attendono contributi, mentre noi dai memogrammi passiamo ai pittogrammi, poi agli ideogrammi per approdare, finalmente, ai fonogrammi cioè ai segni che traducono e rappresentano il linguaggio parlato. Anzi dato l’ambito nel quale ci troviamo a parlare di scrittura potremmo proporre i termini memografie, pittografie, ideografie e fonografie. Anche se quest’ultimo pare volersi rifare alla consueta immagine del cagnolino incantato sulle vecchie etichette de “La voce del padrone”. Ma la strada da seguire ben più lunga e complessa. Secondo calcoli, neppure tanto aggiornati, l’uomo vive sulla terra da almeno quattrocentocinquantamila anni ma scrive solo da cinquemila, o poco più. È lecito lasciar sorgere qualche dubbio, legittimato dal fatto che ci è difficile immaginare un mondo totalmente privo di tale mezzo di comunicazione. Altrimenti non basterebbero le continue scoperte di forme sempre più remote di comunicazione visiva, per nutrire la nostra orgogliosa (o presuntuosa?) appartenenza ad una specie animale evoluta, se non le potessimo analizzare, codificare, trasmettere secondo codici di scrittura recenti, o meglio, meno vecchi di quelli legati al linguaggio della rappresentazione pittorica. L’uomo ritrae comunque se stesso come in certi calligrammi, nati per reazione alla frattura temporale che si avverte tra scrittura e lettura o, ancora prima, in certi alfabeti antichi quanto le verità del vecchio testamento.